Tra i nomi più antichi e meglio conosciuti di vino è da annoverare il cecubo (cecubum) un vino rosso molto generoso prodotto in epoca romana nella zona dell’ager Caecubus, territorio che coincide con le propaggini dei Monti Aurunci, dal lago di Fondi a Minturno. Il poeta Quinto Orazio Flacco (Carm., I, 20 e Carm., I, 37) sottolineava che con l'invecchiamento questo vino diviene più forte e dolce e suggeriva di vuotare il bicchiere fino alla feccia. Anche Gaio Plinio Secondo elogiava il vino cecubo, in particolare quello prodotto nella mitica città di Amyclae, poiché qui le viti crescevano in un terreno palustre e venivano sposate al pioppo.
L’annata migliore del Cecubo fu durante il consolato di Opimio nel 121 a.C. poi a metà del I secolo la produzione si ridusse alla sola zona di Fiuggi perché Nerone aveva fatto costruire un canale e bonificato la palude, distruggendo i vigneti.
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